La biomagnificazione rischia di minare il concetto di “mangiare sano”?

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Il bioaccumulo di sostanze tossiche negli alimenti è un male che possiamo evitare!

Avere cura di ciò che mangiamo significa anche comprendere meglio di cosa sono fatti gli alimenti che assumiamo. Spesso, però, non basta leggere un’etichetta: in molti casi le insidie si nascondono dove non vediamo, soprattutto se non siamo abituati a comprendere cosa c’è dietro ogni singolo piatto che ci presentano davanti. È il caso della biomagnificazione, un processo che sta alla base di malattie da intossicazione che sempre più spesso colpiscono l’essere umano.

Cos’è la biomagnificazione?

Ogni essere vivente ha bisogno di nutrienti per vivere e crescere. Le piante li assorbono dal terreno attraverso le radici, mentre gli animali mangiano e predano a seconda delle loro dimensioni e capacità. Questa è la catena alimentare: il classico “il pesce grande mangia il pesce piccolo”. Ma il pesce piccolo cosa mangia? Per lo più microorganismi e alghe, o pesci ancora più piccoli.

Proprio gli esseri più piccoli assorbono le sostanze dall’ambiente che li circonda. Se però l’ambiente è inquinato o presenta sostanza tossiche, queste vengono assimilate dai pesci piccoli. Quando a loro volta diventano prede di altri pesci, le tossine risalgono la catena alimentare e crescono in concentrazione dentro gli animali più grandi che le assumono sia dall’ambiente sia dal cibo. E ciò avviene anche per quanto riguarda terreni, colture e di conseguenza animali erbivori e carnivori.

L’accumulo di sostanze tossiche risalendo la catena alimentare è appunto la biomagnificazione. Si tratta di un processo che avviene naturalmente, dato che le sostanze tossiche esistono anche in natura. Tuttavia, l’inquinamento e lo sfruttamento dei mari e dei campi ha accelerato questo meccanismo danneggiando drasticamente la corretta alimentazione di animali e anche dell’uomo.

I pericoli della biomagnificazione per l’uomo non sono da prendere sottogamba!

Può sembrare che questi problemi riguardino esclusivamente gli animali di grossa taglia, marini o terrestri che siano. Tuttavia, non è così: la biomagnificazione è un serio problema anche per l’uomo. Non solo l’essere umano è responsabile dell’accelerazione di questo processo, ma vivendo sullo stesso pianeta degli animali deve anche sottostare agli effetti collaterali della sempre maggiore presenza di tossine nell’ambiente intorno a lui.

L’aumento di tossine negli alimenti ha portato una crescita non indifferente di malattie per l’organismo umano. Ad esempio, il mercurio presente negli oceani viene filtrato dalle alghe, mangiato dai pesci piccoli e trasmesso ai loro predatori, sia che si tratti di pesci più grandi sia che si parli dell’uomo. Proprio il mercurio è tossico nel nostro organismo e può portare problemi all’apparato cardiocircolatorio e respiratorio, fino a shock e polmonite interstiziale.

Altrettanto accade con tutti i vari inquinanti presenti nell’ambiente che vengono assorbiti dalle colture e che attraversano la cosiddetta rete trofica passando di preda in predatore, accumulandosi e raggiungendo quantità pericolose.

Cambiare la dieta può aiutare a combattere gli effetti della biomagnificazione?

Data la complessità del processo di biomagnificazione, non possiamo identificare un’unica causa. Né tanto meno esiste una singola soluzione. Sicuramente l’impatto dell’uomo come comunità deve cambiare: ridurre l’inquinamento, in ogni suo aspetto, è un primo passo che è necessario fare. Tuttavia, anche come singolo l’uomo può fare qualcosa, anche se sempre con una presa di coscienza su ciò che si ritrova nel piatto.

Alimentazione Kilometro 0

L’acquisto di prodotti provenienti dall’altra parte del mondo può aiutare a rendere più esotici i nostri piatti, ma al contempo genera inquinamento sotto vari aspetti: allevamento, trasporti, conservazione e vendita in Grande Distribuzione. L’acquisto di prodotti locali aiuta a ridurre enormemente l’impatto ambientale di ciò che mettiamo nel nostro piatto e di conseguenza riduce il numero di tossine che ingeriamo.

Dieta a base vegetale

Tuttavia, la biomagnificazione non cessa di esistere solo preferendo alimenti a kilometro 0. Per ridurre al minimo il rischio di assumere tossine in alte concentrazioni, bisognerebbe preferire alimenti alla base della catena alimentare, spostando la nostra attenzione sulle verdure invece che sugli animali erbivori e sulle alghe invece che sui pesci che se ne cibano. Dopotutto, le alghe sono ottimi novel food dalle incredibili proprietà: perché privarcene?

I rischi dimostrati della biomagnificazione sulla salute dell’essere umano devono necessariamente essere ridotti al minimo. Per farlo, possiamo anche noi dare una mano all’ambiente, riducendo in maniera diretta o indiretta l’inquinamento. E se non siamo abbastanza altruisti per farlo per l’ambiente, allora dovremmo farlo per la nostra stessa salute!

Fonti e Approfondimenti

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